Testimonianza del Servizio Civile di Camilla
Esperienza servizio civile
La mia esperienza di servizio civile alla VCDM è stata molto interessante e formativa.
Ho trovato molto interessanti tutte le attività che abbiamo svolto, dalla distribuzione degli alimenti all’accogliere le persone in permesso premio o in casa famiglia e agli incontri di formazione. Questa esperienza mi ha dato la possibilità di conoscere realtà che non conoscevo davvero bene, di trovarmi in situazioni in cui dovevo realmente fare affidamento sulle mie capacità relazionali, sull’empatia, sulla capacità di comunicare con le persone in quanto persone a prescindere da ogni tipo di pregiudizio o situazione. Ho imparato ad accettare davvero le persone (eppure mi sono sempre ritenuta una persona senza pregiudizi, anche prima di iniziare la mia esperienza qui!) ho imparato ad ascoltare, a comprendere, a credere nelle persone e a vedere oltre a quello a cui siamo abituati a guardare. Credo che questa esperienza mi abbia fatta crescere dal punto di vista professionale (grazie ai corsi di formazione, alle conferenze e a tutte le attività a cui ho avuto la possibilità di partecipare) ma soprattutto dal punto di vista umano dandomi la possibilità di guardare il mondo,e soprattutto alcune realtà,in un modo diverso e di dare realmente una mano a chi si trova in situazioni che comunemente si pensa siano meritate e a credere effettivamente nel dare a chi ha sbagliato altre possibilità a non stigmatizzare ma accettare e capire.
Camilla
Testimonianza del Servizio Civile di Ruslan
La Mia Esperienza di servizio civile
L’esperienza di servizio qui in Veneranda è molto stimolante , molto simpatica,si lavora bene , vi è un clima molto tranquillo.
L’OLP Cinzia è molto disponibile accoglie ogni tuo tipo di richiesta , col suo atteggiamento e modi fa si che ti auto- responsabilizzi e autogestisca il lavoro e i compiti che ti assegna…
Ti propone diverse esperienze , tra le quali il corso in Caritas, i corsi al Celivo , gli incontri a Palazzo Ducale sulla giustizia ,qualche spettacolo teatrale delle detenute del carcere ,lavoro di ufficio e segreteria e accoglienza e passare i pomeriggi in assistenza in casa famiglia o casa Mandela,il mio giudizio è del tutto positivo…pecca la durata di 1 solo anno ,ma vedrete si sta bene …
Ruslan
Testimonianza del Servizio Civile di Deborah
UN ANNO BEN SPESO
“Io dico che queste mura sono strane: prima le odi, poi ci fai l’abitudine, e se passa abbastanza tempo non riesci più a farne a meno: sei istituzionalizzato. È la tua vita che vogliono, ed è la tua vita che si prendono. La parte che conta almeno”
Ho scelto questo progetto di servizio civile perché volevo conoscere da vicino l’ambiente penitenziario, conoscere le persone che avevano commesso dei reati per cercare di capire cosa li ha portati a delinquere.
Sono ormai a più della metà di questo percorso e devo dire che l’idea che finirà presto mi rende triste, perché mi sono trovata molto bene con gli altri volontari e operatori, e inoltre sto facendo davvero un’esperienza arricchente dal punto di vista umano oltre ad imparare nel pratico.
E’ stato un periodo pieno di sorprese e anche delusioni che però mi hanno aiutata a crescere, ad imparare a gestire meglio i conflitti, sia quelli con le persone che quelli miei interni.
Per me è stata molto utile anche la formazione, sia generale che specifica, perché mi ha permesso di conoscere tanti altri ragazzi/e in servizio civile, potermi confrontare con loro sulla nostra esperienza e sulle diverse realtà in cui ci troviamo a lavorare. Inoltre la specifica mi ha permesso di approfondire la parte teorica dell’ambito penitenziario.
Vivendo la quotidianità in casa famiglia con queste donne che hanno commesso dei reati impari a non giudicarle per ciò che hanno fatto ma a vederle semplicemente come persone, che hanno si sbagliato ma che sono pronte a riscattarsi, a dimostrare che un cambiamento è possibile.
Ovviamente non sempre, purtroppo, questo cambiamento è possibile. Ho conosciuto alcune persone al centro colloqui e ho cercato di aiutarli per il loro reinserimento sociale; mi sono resa conto che è davvero difficile aiutare certe persone che hanno vissuto una vita intera in carcere e che hanno interiorizzato come giusto il loro modo di vivere, non elaborando il reato e definendosi loro stessi delle vittime.
Spero che tanti altri ragazzi scelgano di fare il servizio civile perché secondo me è un anno della propria vita ben speso a favore degli altri, dove si può conoscere una realtà che rimane in ombra, che può far paura ma solo conoscendola si può migliorare; evitando di escludere o lasciare ai margini certe categorie di persone, le cose forse possono andare un po’ meglio.
Deborah
Testimonianza Servizio Civile di Marco
TREMATE! LE CACCE ALLE STREGHE SON TORNATE
Storie di uomini e di mondi; dimenticati. Questo è ciò cui mi trovo di fronte ogni mattina nel momento in cui varco il cancello d’entrata della Veneranda Compagnia di Misericordia che separa la cosiddetta società civile dalla realtà nella quale l’associazione opera e lotta fin dal lontano XV secolo.
Sfogliando il catalogo virtuale dei progetti di servizio civile offerti dal “convento” avevo già ben chiaro in testa cosa stavo cercando. Cercavo il modo per potermi affacciare a un mondo che corre parallelo senza quasi mai incrociare la quotidianeità dell’ uomo “della strada”, se non attraverso cronache giornalistiche per lo più impegnate a disegnare un idealtipo di carcerato molto rassomigliante al “public enemy” numero uno piuttosto che a un essere umano; impegnate a sottolineare le differenze piuttosto che le similitudini.
Simili moti trovano terreno fertile e si autoalimentano attraverso una politica schiava di un’elettorato impaurito e lasciato dai media italiani nella quasi più completa ignoranza sull’argomento.
Nella mia personalissima caccia alle streghe in “direzione ostinata e contraria” ho avuto modo di toccare con mano e cuore questi mondi, queste storie, questi uomini. Culture lontane e vicine, persone che portano con se un bagaglio di esperienze e di situazioni spesso inimmaginabili da chi ha avuto la fortuna, perché di fortuna e non di merito si parla, di avere avuto un’infanzia felice, un’istruzione adeguata e una famiglia in grado di sostenere, aiutare e amare.
Onde sgombrare il campo da ogni possibile disonestà intellettuale va subito chiarito che non sto certo parlando di santi, ma neanche di “Barabba”; ogni persona assistita dall’associazione presso cui presto la mia attività di volontario con cui mi relaziono quotidianamente ha commesso un errore ma per esso ha pagato la scotto maggiore: la privazione della propria libertà e spesso della proprià dignità.
Dare la possibilità a una donna di poter scontare il prorpio residuo di pena all’interno delle quattro mura protette della Casa Famiglia che l’associazione mette a disposizione, restituire una parvenza di normalità a uomini e donne attraverso un lavoro che ricomincia a scandire le loro giornate un tempo prive di qualsivoglia scopo, aiutare giorno per giorno le famiglie di chi è entrato a far parte del pianeta cercere italiano tramite l’elargizione diretta di generi alimentari di prima necessità; questi e centinaia di piccoli e grandi gesti sono ciò che riempe di significato il lavoro di chi come me opera all’interno della Compagnia di Misericordia.
Per concudere, chi è senza peccato scagli la prima pietra, oppure, chi il peccato lo ha commesso (e volenti o nolenti siamo tutti peccatori), quella pietra la usi per incominciare a scalfire il muro che separa “l’immacolata società” da questi uomini e mondi; dimenticati.
Marco
Testimonianza Servizio Civile di Silvia
La paura nasce dall’ignoranza, da ciò che non conosciamo e che non ci sforziamo di conoscere.
L’unico inferno è la nostra chiusura verso gli altri.
“Inferno” dal quale si può uscire solo andando oltre i soliti pregiudizi e preconcetti, andando oltre questa etichetta di “detenuto”, parola che spesso prevale sulla biografia personale dello stesso; la mia personale esperienza di servizio civile mi ha permesso proprio di fare questo “sforzo” di conoscere, toccare con mano tutto ciò che c’è “oltre”; questo lo devo al tempo che trascorro nella Casa Famiglia, che ospita in maggior numero persone straniere. Donne straniere che si vedono addossare uno stigma di duplice valenza: innanzitutto quello conforme allo stereotipo per il quale lo straniero è concepito come “persona pericolosa” per la sicurezza e la morale. A questo si aggiunge l’etichetta degradante di detenuto che rende la persona irrecuperabile; proprio quest’ultima idea è scorretta, considerare queste persone irrecuperabili, senza concedere loro il diritto di riscattarsi.
Proprio condividendo la quotidianità con le ospiti della Casa si percepisce questa voglia di riscatto, oltre ad avere personalmente l’opportunità di conoscere le loro storie di vita, di comprendere ragioni, motivazioni che le hanno condotte a delinquere e stati d’animo di persone in un ambiente multiculturale.
Una delle ragazze un giorno mi ha detto che il passato, soprattutto un passato come il loro, ci rincorre sempre; questo è vero, il passato non si cancella, l’importante è saper accettare questo passato e cercare di trarne il positivo, perché sono convinta che ogni esperienza, anche la più brutta, può insegnarci a essere migliori, basta saper guardare avanti. E uno degli obiettivi dell’Associazione è proprio quest’ultimo, stimolare le persone a guardare avanti, a ricostruirsi un futuro; mi sono infatti resa conto che per la persona detenuta il momento maggiormente critico non è solo l’entrata in carcere, ma, strano a dirsi, anche l’uscita da esso, il ritorno alla libertà; il carcere costituisce infatti sì un ambiente restrittivo, ma allo stesso tempo un nucleo protetto; mentre per le persone che vi sono dentro è come se il tempo si fermasse, fuori il mondo cambia, si evolve, mutano le dinamiche relazionali con i famigliari e gli amici, è quindi necessario prendere consapevolezza dei propri errori passati e pensare al proprio futuro, cercando a poco a poco di ripristinare la propria autonomia. Il laboratorio di sartoria e cucito al quale partecipano con la frequenza di 3 volte alla settimana le ragazze e i colloqui che hanno assiduamente con le operatrici sono sicuramente strumenti preziosi per questo processo di reinserimento sociale e lavorativo. Anche i famigliari delle persone detenute si trovano ad affrontare in prima persona una situazione difficile da gestire; per loro esiste un ulteriore laboratorio di cucito, insieme ad ex detenute, che da allo stesso tempo la possibilità di imparare un mestiere senz’altro utile e a confrontarsi le une con le altre. Oltre a quest’ultimo esiste anche una lavanderia, sicuramente altra ottima opportunità lavorativa per donne ex e detenute e famigliari.
Altra importante risorsa dell’Associazione è Casa Mandela, struttura per detenuti in permesso premio; la mia attività di servizio civile comprende anche la partecipazione alla gestione di questa. Il permesso premio è un espediente che permette al detenuto di non perdere totalmente il contatto con l’esterno e costituisce inoltre una prova di fiducia nei confronti della persona.
Questa esperienza mi ha dato l’opportunità di avvicinarmi e vivere un mondo lontano dalla mia quotidianità, di uscire da questo “inferrno” che è la chiusura nei confronti di ciò che è sconosciuto, per questo motivo mi ha permesso di arricccire la mia persona.
Silvia
Testimonianza del Servizio Civile di Olga
Uomini e donne trovano all’interno dell’associazione la speranza di rifarsi una vita e di un futuro migliore. Non è facile per loro ricominciare, ma con l’accompagnamento degli operatori abbandonano il passato che è stato pieno di insidie, ed iniziano un sentiero nuovo, riassaporando il gusto della libertà.
Se si ascoltano le storie di queste persone, si comprende che sono arrivate a compiere azioni devianti a causa della loro emarginazione. Si sono trovati ad affrontare problemi più grandi di loro, a commettere atti illegali, senza rendersi conto che stavano andando incontro alla privazione della libertà, della dignità.
Il servizio civile è un’esperienza per i giovani di crescita e di arricchimento. Ho iniziato a Gennaio quest’avventura, oggi posso dire di essere soddisfatta della scelta che ho fatto.
Il progetto di servizio civile cimenta i ragazzi in varie attività dell’associazione. Offre la possibilità di vivere la comunità di Casa Famiglia nella quale sono inserite donne in misure alternative, detenzione domiciliare e affidamento al servizio sociale. Durante la vita comunitaria si vive la quotidianità con le ragazze, si pranza a volte con loro, si ascoltano i loro problemi cercando di accompagnarle su un piano di realtà al fine di renderle più autonome possibili. E’ gratificante sapere di avere un ruolo ben preciso ed essere un punto di riferimento per loro.
La mia presenza in Casa Famiglia è alternata da un’attività di segreteria negli uffici dell’associazione e nella partecipazione a riunioni di coordinamento donne e di attività di formazione. Inoltre, sono inserita nel Centro Colloqui, nel quale avviene l’attività dell’ascolto, delle donne di Casa Famiglia, ma anche di donne esterne che richiedono un’aiuto, vengono in associazione per cercare una parola di conforto, un lavoro.
Infatti un’altra attività della Veneranda Compagnia di Misericordia, riguarda la presenza di un laboratorio e di una palestra lavoro femminile. Il laboratorio, svolge attività di sartoria ed accoglie ex detenute o famigliari di detenuti. Nella palestra lavoro di Casa Famiglia, vi partecipano le ospiti e le detenute esterne. Queste attività sono finalizzate a far imparare un mestiere alle ragazze, occupandogli tre ore al pomeriggio dal lunedì al venerdì, escluso il martedì dove si svolge attività di volontariato. Un’altra attività importante riguarda la lavanderia, che offre lavoro a ex detenute, famigliari di detenuti e ragazze di Casa Famiglia.
L’associazione per gli uomini offre un laboratorio di recupero, che prenderà avvio ad Ottobre e Casa Mandela un appartamento che li accoglie in permesso premio.
Esserci mi ha permesso di conoscere meglio una realtà che agli occhi degli altri è incomprensibile, ma se la si conosce arricchisce molto. Vedere ridere, gioire, donne, uomini che hanno avuto una vita difficile ti fa rendere conto di come alle volte ci creiamo dei problemi inutili.
Molte persone che sono state seguite dall’associazione hanno ritrovato la speranza per ricominciare. Penso che la vita non sia facile,tutti sbagliamo. Ma se ci viene data una seconda possibilità, credo che valga la pena coglierla. La vita è una sola e va vissuta al meglio.
Olga