Durante il webinar “Strade percorse e possibili sviluppi per un nuovo metodo di intervento della genitorialità in carcere e della centralità del bambino” si è parlato del progetto genovese “La Barchetta rossa e la Zebra”. Un nuovo metodo di gestione della genitorialità in carcere è possibile. Lo dimostra l’esperienza nelle Case Circondariali Marassi e Pontedecimo di Genova. Ora bisogna creare le basi per rendere il modello replicabile anche in altre carceri italiane

La Barchetta Rossa e la Zebra”. Una barca, perché può contenere tutti. Rossa, perché i colori piacciono ai bambini. Una zebra perché le sue strisce ricordano le sbarre e le sbarre ricordano il carcere.

La storia di questo progetto inizia 3 anni fa, nel carcere maschile Marassi e nella casa Circondariale femminile Pontedecimo di Genova. La vita dei detenuti può cambiare attraverso il rapporto che hanno con i loro figli. E i figli dei detenuti, come tutti gli altri bambini, hanno lo stesso diritto a coltivare una relazione con i loro genitori.

Nell’evento della detenzione di uno dei due genitori, le relazioni genitoriali cambiano e i ruoli tra genitori si organizzano, o si riorganizzano. Quando il carcere irrompe non colpisce unicamente il soggetto detenuto, ma travolge l’intero sistema familiare, alterandone il
funzionamento e la stabilità relazionale.

«Il progetto nasce con l’obiettivo preciso di mettere al centro il bambino in un mondo fatto di soli adulti. Rimettere al centro il minore significa cambiare prospettiva», spiega Elisabetta Corbucci, Coordinatrice del Cerchio delle Relazioni, l’associaizone capofila del progetto, durante il webinar che si è tenuto questa mattina,”Strade percorse e possibili sviluppi per un nuovo Metodo di intervento della genitorialità in carcere e della centralità del bambino”, che ha restituito i risultati raggiunti in tre anni di lavoro e tracciato una strada affinché questo progetto sia replicabile anche nelle altre carceri italiane.

LA BARCHETTA ROSSA E LA ZEBRA LOGO

“La Barchetta rossa e la Zebra” è un’iniziativa dalle Associazioni territoriali genovesi del Terzo Settore: la Cooperativa Sociale Il Biscione, Veneranda Compagnia di Misericordia, il Centro Medico psicologico pedagogico LiberaMente, ARCI Genova e CEIS Genova. La Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus, a cui è stata affidata l’opera di riqualificazione delle aree dedicate all’incontro dei bambini con i genitori detenuti nelle due Case Circondariali, è partner e promotore dell’iniziativa finanziata dal Bando Prima Infanzia (0-6 anni) dell’Impresa Sociale Con i Bambini. Insieme al privato sociale sono coinvolte le Istituzioni Pubbliche ed è stata sviluppata in sinergia con l’Amministrazione penitenziaria locale e dell’esecuzione penale esterna e con il Comune di Genova.

«La prima azione che ha riguardato la ristrutturazione degli spazi», continua Corbucci, «non è stata scontata. Garantire ai bambini uno spazio accogliente dove poter incontrare i genitori significa anche mettere a disposizione uno spazio “non vuoto” per esprimere le loro domande. Quegli stessi spazi sono diventati anche un’antenna sui bisogni degli adulti che accompagnavano questi bambini, quindi della famiglia intera».

Alla ristrutturazione sono seguiti i momenti di formazione, per le famiglie, per il personale penitenziario. Quello che è finalmente emerso in questi anni sono stati i «bisogni inaspettati», continua Corbucci. «I bambini spesso vengono tenuti allo scuro delle cose. Gli si dice che il papà è lì perché sta lavorando. E i momenti di formazione sono serviti anche a questo: a ridare il potere ai genitori di saper rispondere alle domande dei loro figli». In tre anni sono stati coinvolti 267 genitori, presi in carico 144 bambini e intercettati 267 minori.

«L’obiettivo adesso», continua Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava N.P.H. Italia Onlus, «è quello di mutuare l’esperienza maturata a Genova anche in altre carceri italiane, tenendo conto della specificità di ogni territorio. I genitori devono poter essere genitori sia fuori che dentro il carcere. Ci auguriamo davvero che nasca la figura dell’operatore “barchetta rossa” a livello nazionale».

“La Barchetta rossa e la Zebra” ha cercato di raggiungere in questi anni due risultati: da una parte, favorire e rafforzare la relazione dei figli che hanno un genitore in carcere o sottoposto a misure penali alternative. Dall’altra, promuovere la cultura della centralità indiscussa del bambino che, improvvisamente, si trova a vivere in una dimensione adulta e critica come quella carceraria. Il senso profondo del progetto è la consapevolezza che i bambini con un genitore detenuto sono bambini fragili tra i fragili.

Tra gli ospiti in collegamento questo mattina anche: Carlo Borgomeo, Presidente Impresa Sociale Con i Bambini, , Luca Villa, Presidente Tribunale per i Minorenni di Genova, Marco Bucci, Sindaco di Genova, Maria Milano, Direttore C.C. Marassi e Domenico Arena, Direttore UDEPE.

Da www.vita.it

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